Per Ilario

Veronica, scultura in terracotta di Ilario Fioravanti (foto MDV)

Ilario nella sua casa di Sorrivoli, 2007 (foto MDV)
Quando muore un artista che è anche un amico, che ti ha insegnato a guardare per sempre con gli occhi di un bambino, resta solo il silenzio.
Non il silenzio di Amleto, vuoto dello sgomento di una perdita. Ma il silenzio pieno di una presenza. La sua, quella di Ilario, quella delle sue opere d'arte. La presenza di Dio che i suoi polpastrelli cercavano come a tentoni, nella creta e nei colori. In ogni volto, animale, forma che plasmava.
La sua è la storia di una vita piena, intensa e drammatica, di una lotta (lo si vede dalle sue opere, lo si legge negli occhi di Adele) con l'angelo, per tutta la notte, ma già indorata del crepuscolo, che è la vita. Per questo, lo ricordo vicino alla Veronica che tanto amava, nella sua casa - studio di Sorrivoli.
"Nacque il tuo volto da ciò che fissavi". Così ebbe a scrivere Giovanni Paolo II, di questa donna, che la storia ricorda per un unico gesto di pietà, l'aver asciugato il volto di un condannato a morte. Nelle rare occasioni in cui abbiamo avuto la fortuna di passare del tempo con lui e Adele, era così. Il suo volto nasceva da ciò che fissava. Da quel suo amore all'Essere delle cose. 
Per questo non l'abbiamo perso.

(Ilario Fioravanti 25 settembre 1922 - 29 gennaio 2012)



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