Oggi, 11 settembre. Dieci anni fa. Non c'è nessuno che sappia di quel giorno che non si ricordi dove fosse, o con chi, o che cosa stesse aspettando.
L'America coglie l'occasione, forse, per fare un bilancio. I pochi ammessi a Ground Zero orlano le imponenti fontane nere. Due buchi d'acqua, che rimangono nel ventre di Manhattan come un memoriale.
I gesti giudicano più delle parole. I nomi dei morti si leggono ad alta voce.
Ma ciò che resta sono le facce di gente qualunque, con le magliette memoriali e anche un po' kitsch, o con un rigoroso abito nero a giacca. Le mani sono tutte sui bordi di marmo nero delle grandi piscine, dove sono incisi i nomi dei morti, in una sorta di braille della disperazione comune. Ci sono rose rosse, una ad una, e qualcuno spezza un gambo per infilare i boccioli nei nomi - fessura. Le mani nei nomi sembrano l'unica cosa. Si vorrebbe non andarsene mai, come se lasciare quel nome volesse dire lasciare andare una storia, una vita, un'altra volta.
E allora qualcuno si ricorda che da bambini, per tenere le tracce di una cosa affascinante (una foglia piena di nervi trovata nel giardino della scuola, o una moneta), bastava un foglio bianco, e una matita possibilmente grassa. Sono prima i bambini, in effetti, a cominciare. Passano la matita sui nomi dei padri, dei fratelli. Poi guardano il foglio.
Nel nome c'è tutto. Il Nome è Dio, nelle grandi religioni del mondo.
Ci si porta a casa, in tasca, almeno un nome. Inciso sulla carta, come una stampa al negativo.
Si sente il rumore dei fuochi, da fuori. Gli ultimi fuochi delle ultime sagre, con la scuola alle porte.
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1102 - 2011, Pianeta Terra
Ecco, un inizio.
Non credo al gioco dei numeri, ma ho pensato che per iniziare non ci fosse altro da fare che scegliere una bella data. Era da un mese che volevo farlo. Ci voleva una data palindroma.
E con l'11 febbraio dentro. La culla di un desiderio.
Here, a beginning.
I don't believe in the game of numbers, but I just thought that to begin with I couldn't but pick a good date. I'd been thinking about it for a month. I just needed a palindrome date.
Involving the eleventh day of February. The cradle for a desire.
L'ho capito quando Martina mi è piombata in casa, in un sabato pomeriggio di gennaio, con una piccola esplosione gialla in mano. Un piccolo momento giallo. Un momento di verità.
Ho capito che non potevo rimandare ancora molto. E allora ho aspettato che arrivasse.
I understood it when Martina showed up at home, on a Saturday afternoon in January, holding a little yellow explosion in her hands. A little moment yellow. A moment of truth.
I understood I couldn't delay much. So I waited for it to come.
In realtà, era già arrivato il nome, una notte, in uno di quei tanti ritorni a casa, dopo una visita ad amici lontani, in cui Dario guida e lascia spazio al mio silenzio. Soffioni e orchidee. Una cosa rustica e una fragile, entrambe come fuochi d'artificio. Con le radici.
Nomina sunt consequentia rerum, diceva san Tommaso.
Se puoi chiamare qualcosa - o qualcuno - per nome, è quasi fatta.
To be honest, the name had already come, one night, during one of many homecomings, after visiting faraway friends, when Dario is driving and leaving space to my silence. Dandelions and orchids. Something rough and something fragile, both looking like fireworks. Rooted.
Nomina sunt consequentia rerum, as saint Thomas put it.
If you can call someone - or somebody - by its own name, you're almost done.
Non credo al gioco dei numeri, ma ho pensato che per iniziare non ci fosse altro da fare che scegliere una bella data. Era da un mese che volevo farlo. Ci voleva una data palindroma.
E con l'11 febbraio dentro. La culla di un desiderio.
Here, a beginning.
I don't believe in the game of numbers, but I just thought that to begin with I couldn't but pick a good date. I'd been thinking about it for a month. I just needed a palindrome date.
Involving the eleventh day of February. The cradle for a desire.
L'ho capito quando Martina mi è piombata in casa, in un sabato pomeriggio di gennaio, con una piccola esplosione gialla in mano. Un piccolo momento giallo. Un momento di verità.
Ho capito che non potevo rimandare ancora molto. E allora ho aspettato che arrivasse.
I understood it when Martina showed up at home, on a Saturday afternoon in January, holding a little yellow explosion in her hands. A little moment yellow. A moment of truth.
I understood I couldn't delay much. So I waited for it to come.
In realtà, era già arrivato il nome, una notte, in uno di quei tanti ritorni a casa, dopo una visita ad amici lontani, in cui Dario guida e lascia spazio al mio silenzio. Soffioni e orchidee. Una cosa rustica e una fragile, entrambe come fuochi d'artificio. Con le radici.
Nomina sunt consequentia rerum, diceva san Tommaso.
Se puoi chiamare qualcosa - o qualcuno - per nome, è quasi fatta.
To be honest, the name had already come, one night, during one of many homecomings, after visiting faraway friends, when Dario is driving and leaving space to my silence. Dandelions and orchids. Something rough and something fragile, both looking like fireworks. Rooted.
Nomina sunt consequentia rerum, as saint Thomas put it.
If you can call someone - or somebody - by its own name, you're almost done.
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